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Impariamo a pensare. La gestione gerarchica dei rifiuti ed il concetto del riciclaggio.

La gestione gerarchica dei rifiuti di imballaggi (GGR) stabilisce un ordine di preferibilità decrescente delle modalità di gestione: al primo posto si pone il concetto di prevenzione a monte.

Scopo primario di questa tipologia di pensiero è quello di migliorare gli imballaggi dal punto di vista del maggior contenimento dell’impatto ambientale e dell’uso delle risorse.

Successivamente si passa al riutilizzo, al riciclo, al recupero (ad esempio quello energetico) ed infine allo smaltimento: considerato come ultima soluzione possibile se tutte le altre non sono praticabili. Osservando con attenzione a questa lista di processi/attività emerge prepotentemente che le opzioni preferite dal legislatore sono anche quelle nelle quali è necessario intervenire prima della produzione e quindi della messa in vendita del bene/prodotto/servizio e di conseguenza, nell’ambito che è proprio di chi li “pensa”.

Sembra evidente che il normatore stia puntando le sue fiches al tavolo in cui si disputa un’accesa partita tra “pensatori del 2030”. La dead line a cui dobbiamo arrivare pronti sia come produttori sia come consumatori di imballaggi. Il nodo centrale di questo percorso è il riciclaggio inteso come “qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini, incluso il riciclaggio organico e ad esclusione del recupero energetico” (Direttiva 2008/98/CE art.3). Il complesso mondo delle disposizioni normative europee e nazionali sugli imballaggi stabiliscono che l’imballaggio deve essere prodotto in modo tale da consentire il riciclaggio di una determinata percentuale in peso dei materiali usati, nella fabbricazione di prodotti commerciabili, rispetto le norme in vigore nell’Unione Europea. Può essere un valido aiuto a tal proposito lo standard tecnico “EN 13430:2005”. La partita si gioca tutta sul fine vita dell’imballaggio e quindi nelle moderne concezioni del pensiero differentemente da come si è proceduto in passato bisognerà “pensare” l’imballaggio prima di averlo prodotto.

L’esempio più complesso a cui pensare e conseguentemente da affrontare è il rifiuto di imballaggio in materiale plastico a causa della varietà dei polimeri, di proprietà, di applicazioni e senza dimenticare che più aumenta la qualità degli imballaggi più rischia di diventare complesso da gestire il loro fine vita. Alla luce di quanto detto, più accresce l’apporto di “pensatori” accorti più aumenta la possibilità di perseguire la produzione di imballaggi sempre più aderente alle richieste dell’economia circolare nella quale i “rifiuti” di un processo produttivo diventano “cibo” per un altro processo.

 

Informazioni in merito possono essere chieste al settore Ambiente e Certificazioni di Confartigianato Vicenza: risponde Ing. Danilo Vitale – tel. 0444/ 168488 – e.mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  • Data inserimento: 20.05.19
  • Inserito in:: AMBIENTE
  • Notizia n.: 4164