Parte la riforma della TARI, la tariffa rifiuti che muove 10 miliardi di euro all’anno con cui imprese e cittadini pagano l’igiene urbana.

Il calendario punta a chiudere i lavori in autunno per applicare le nuove regole dal 1° gennaio 2020

L’obiettivo è quello di fissare gli standard per determinare il «costo efficiente» delle varie attività di raccolta e smaltimento per poi tradurre il tutto in bollette il più trasparenti possibili sia per i privati che per le aziende.

La riorganizzazione parte da due documenti che l’Arera, l’Authority governativa per l’energia e l’ambiente ha posto in consultazione ad operatori, aziende ed enti locali. Osservazioni e proposte andranno inviate entro il 16 settembre: la consultazione si concentrerà inizialmente su una serie di aspetti a contenuto esclusivamente tecnico per poi passare ai risvolti riguardanti l’organizzazione del servizio reso.

Giova ricordare che almeno sul piano formale, la Tari non è una tassa ma una tariffa. Ne consegue che la bolletta deve garantire la «copertura integrale dei costi» del servizio che non vanno caricati sulla fiscalità generale. Negli anni la perdurante mancanza di indicatori per calcolare il «prezzo giusto», ha portato la tariffa imposta a case, negozi e imprese a crescere anche per finanziare una catena di inefficienze. Prova ne sia gli indicatori sulle bollette per la famiglia-tipo che vedono svettare città dove spesso lo smaltimento dei rifiuti “zoppica” oppure entra periodicamente in emergenza.

Nel caso delle «utenze non domestiche», cioè di aziende, negozi, ristoranti ed alberghi, i parametri agganciati al «metodo normalizzato» del 1999 si sono tradotti in una vera e propria giungla interpretativa con il risultato che la stessa tipologia di utenza con identica produzione di rifiuti, può vedere la tariffa cambiare anche di 10 volte da un Comune all’altro senza oggettive ragioni.

Mettere ordine non sarà facile ma è doveroso. L’Arera prova a replicare l’impresa realizzata per il servizio idrico dove nonostante numerose problematiche ora esiste un puntuale e funzionante regolamento. Si punta perciò su interventi graduali e diversificati sul territorio, anche per evitare sbalzi tariffari troppo bruschi.

Maggiore attenzione verrà adottata nei confronti dei quattro filoni chiave dell’igiene urbana: spazzamento e lavaggio strade, raccolta e trasporto, riscossione e rapporto con gli utenti, recupero e smaltimento. Quattro saranno anche gli schemi tariffari fra i quali enti locali e autorità d’ambito potranno scegliere. La trasparenza imporrà ai gestori di comunicare tutte le variazioni importanti nel servizio e di indicare in bolletta, oltre ai criteri di calcolo della tariffa e alle modalità di pagamento, a chi rivolgersi per reclami,  informazioni sulle modalità di erogazione del servizio e gli obiettivi ambientali raggiunti o mancati.

In tutti i casi, il risultato che l’Arera vuole raggiungere è l’individuazione del “costo efficiente” dei diversi rami di cui è composta la TARI in modo da ottenere una bollettazione il più possibile coerente con i costi sostenuti per il servizio. Proprio in quest’ottica cambia anche l’approccio nei confronti dell’evasione: fino ad oggi le mancate entrate, nella grande maggioranza dei casi, andavano ad aumentare il costo del servizio con il risultato che le somme non pagate dagli evasori venivano “spalmate” sull’utenza in regola con i pagamenti.

Viceversa con il nuovo metodo i gestori del servizio TARI saranno obbligati a tentare tutte le vie legalmente possibili per il recupero del credito. Con queste nuove metodiche quindi,  il rischio evasione si sposta dal contribuente al comune/gestore del servizio.

 

  • Data inserimento: 05.08.19