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rie, oggetti o prodotti utilizzando solventi organici,
in particolare per apprettare, stampare, spalmare,
sgrassare, impermeabilizzare, incollare, verniciare,
pulire o impregnare, con una capacità di consumo
di solvente superiore a 150 kg all’ora o a 200 ton-
nellate all’anno;
16. Impianti per la fabbricazione di carbonio (carbone
duro) o grafite per uso elettrico;
I sistemi di depurazione devono almeno comprende-
re sistemi di sedimentazione accelerata o altri sistemi
equivalenti per efficacia; se del caso, deve essere previ-
sto anche un trattamento di disoleatura.
Al fine di ridurre i quantitativi di acque meteoriche da
sottoporre a trattamento, chi a qualsiasi titolo ha la di-
sponibilità della superficie scoperta può prevedere il
frazionamento della rete di raccolta delle acque in mo-
do che la stessa risulti limitata alle zone ristrette dove
effettivamente sono eseguite le lavorazioni o attività
all’aperto o ricorrono le circostanze di cui sopra, e può
altresì prevedere l’adozione di misure atte a prevenire
il dilavamento delle superfici.
CASO 2, in cui le acque meteoriche di 1^ pioggia sono
considerate reflui industriali, mentre le acque meteo-
riche di seconda pioggia non sono soggette ad alcun
vincolo
Nei seguenti casi:
a) piazzali, di estensione superiore o uguale a 2000
m2, a servizio di autofficine, carrozzerie, autolavaggi
e impianti di depurazione di acque reflue;
b)superfici destinate esclusivamente a parcheggio de-
gli autoveicoli delle maestranze e dei clienti, delle
tipologie di insediamenti di cui al precedente Caso 1,
aventi una superficie complessiva superiore o uguale
a 5000 m2
c) altre superfici scoperte scolanti, diverse da quelle in-
dicate alla lettera b), delle tipologie di insediamenti
di cui al precedente Caso 1, in cui il dilavamento di
sostanze pericolose può ritenersi esaurito con le ac-
que di prima pioggia;
d)parcheggi e piazzali di zone residenziali, commercia-
li, depositi di mezzi di trasporto pubblico, aree inter-
modali, nonché altri piazzali o parcheggi di estensio-
ne superiore o uguale a 5000 m2;
e) superfici di qualsiasi estensione destinate alla distri-
buzione dei carburanti;
le acque di prima pioggia sono riconducibili alle acque
reflue industriali, devono essere stoccate in un bacino
a tenuta e, prima dello scarico, opportunamente tratta-
te, almeno con sistemi di sedimentazione accelerata o
altri sistemi equivalenti per efficacia; se del caso, deve
essere previsto anche un trattamento di disoleatura.
Lo scarico è soggetto al rilascio dell’autorizzazione e
al rispetto dei limiti di emissione nei corpi idrici super-
ficiali o sul suolo o in fognatura, a seconda del corpo
idrico recettore.
Le stesse disposizioni si applicano alle acque di lavag-
gio.
Le acque di seconda pioggia non necessitano di tratta-
mento e non sono assoggettate ad autorizzazione allo
scarico.
CASO 3, in cui le acque meteoriche NON SONO conside-
rate reflui industriali
Le seguenti superfici:
a) strade pubbliche e private;
b)piazzali, di estensione inferiore a 2.000 m2, a servi-
zio di autofficine, carrozzerie e autolavaggi e impian-
ti di depurazione di acque reflue;
c) superfici destinate esclusivamente a parcheggio de-
gli autoveicoli delle maestranze e dei clienti, delle
tipologie di insediamenti di cui al precedente Caso
1, aventi una superficie complessiva inferiore a 5000
m2;
d)parcheggi e piazzali di zone residenziali, commercia-
li o analoghe, depositi di mezzi di trasporto pubbli-
co, aree intermodali, di estensione inferiore a 5.000
m2;
e) tutte le altre superfici non previste ai precedenti Casi
1 e 2;
le acque meteoriche di dilavamento e le acque di la-
vaggio, convogliate in condotte ad esse riservate, pos-
sono essere recapitate in corpo idrico superficiale o sul
suolo.
Nei casi previsti dal presente Caso 3 negli insediamenti
esistenti, laddove il recapito in corpo idrico superficiale
o sul suolo non possa essere autorizzato dai competen-
ti enti per la scarsa capacità dei recettori o non si renda
convenientemente praticabile, il recapito potrà avveni-
re anche negli strati superficiali del sottosuolo, purché
sia preceduto da un idoneo trattamento in continuo di
sedimentazione e, se del caso, di disoleazione della ac-
que ivi convogliate.
Come presentare il piano di adeguamento
Per i Casi 1 e 2 il piano di adeguamento da presentarsi
entro il 7 dicembre 2012 dovrà:
- contenere, quali elementi minimi, la planimetria del-
le superfici interessate corredata da una descrizione
degli interventi in programma;
- garantire la sua realizzazione per quanto la ditta ha
previsto, entro il 31 dicembre 2015.
Quando realizzato il piano, sempre entro e non oltre il
31 dicembre 2015 dovrà essere trasmessa all’autorità
competente apposita domanda di autorizzazione per il
conseguimento della prevista autorizzazione allo sca-
rico di acque reflue di origine produttiva.
Sono dunque 3 gli anni concessi dal P.T.A. per adeguare
la gestione di acque meteoriche di dilavamento, acque
di prima pioggia e acque di lavaggio nei Casi 1 e 2 so-
pra specificati.
Alcune definizioni
Si rammentano infine alcune definizioni:
- acque di lavaggio
: acque, comunque approvvigiona-
te, attinte o recuperate, utilizzate per il lavaggio del-
le superfici scolanti;
- acque di prima pioggia
: i primi 5 millimetri di acqua
meteorica di dilavamento uniformemente distribuita
su tutta la superficie scolante servita dal sistema di
collettamento;
- acque di seconda pioggia
: le acque meteoriche di di-
lavamento che dilavano le superfici scolanti succes-
sivamente alle acque di prima pioggia nell’ambito
del medesimo evento piovoso;
- acque meteoriche di dilavamento
: la frazione delle
acque di una precipitazione atmosferica che, non in-
filtrata nel sottosuolo o evaporata, dilava le superfici
scolanti;
- acque reflue domestiche
: acque reflue provenienti da
insediamenti di tipo residenziale e da servizi e deri-
vanti prevalentemente dal metabolismo umano e da
attività domestiche;
- acque reflue industriali
: qualsiasi tipo di acque reflue
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Venerdì
2
novembre
2012